L'oratorio di Negrone, la nostra piccola frazione, aveva sede sotto l'asilo parrocchiale e comprendeva una sala giochi con annesso cineteatro da un centinaio di posti.
Da quando avevamo formato la band, i "LOGOS" , nel Giugno del 1990, avevamo messo gli occhi sul palco di quel teatro, volevamo fare lì il nostro esordio live.
Sapevamo che avere il permesso sarebbe stata un'impresa ardua, il parroco, Don Emilio Majer (grande esperto di cinema), era una persona difficile da convincere al primo colpo, una band di "suoi" ragazzi che si nutrivano di suoni hard rock, non era contemplato nel cartellone dei suoi spettacoli preferiti.
Partimmo da lontano con una proposta che non poteva rifiutare, avremmo tenuto aperto l'oratorio per dargli finalmente vita anche in settimana, un paio di sere, millantando di poter attirare ragazzi poco avvezzi alla dottrina cattolica.
Cominciammo a Gennaio del 1991 e fu un insuccesso clamoroso, di fatto il locale era diventato il nostro rifugio privato, da quella porta oltre a noi cinque o sei non entrava nessuno.
Ognuna di quelle sere d'apertura, diventava la scusa per organizzare un torneo multi disciplinare, basato sul calcetto, biliardo e ping pong , poi a fine serata, mettevamo nella cassetta qualche soldo per far vedere un minimo incasso.
Arrivò la fine Febbraio, che come da italiche abitudini , porta in dote il "festival della canzone italiana" di Sanremo.
Da giovani rocker (solo uno di noi, Paolo, sapeva veramente cosa fosse un giro di DO), c'erano vari motivi per guardare la kermesse, il primo era prendere in giro le solite vecchie cariatidi che calcavano il palco, il secondo era la conduttrice, Edwige Fenech, che seppur stagionata era parte della nostra crescita in film memorabili con il buon Alvaro Vitali, il terzo erano gli ospiti stranieri che ritenevamo a prescindere meglio di qualsiasi italiano, salvo poi ricrederci in parecchi casi.
Ad un certo punto della serata, partì la gara delle nuove proposte, la nostra attenzione si focalizzò su un gruppo che aveva un chitarrista con i capelli lunghi e che non era Drupi, questo era giovane come tutti i suoi compagni, la Fenech disse che il loro nome veniva dal greco (proprio come il nostro), non potevamo non ascoltarli.
Una canzone bellissima che si intitolava "l'uomo che ride", cantata da una voce diversa da quella di Pelù o Ligabue che stavano cominciando ad uscire dall'underground per fare il salto verso il successo commerciale.
Nei giorni seguenti in preda alla frenesia tipica dell'età, cercai in lungo ed in largo il cd, fino a che non lo trovai in un negozio di Bergamo alta, fornitissimo per quel che riguardava le cose nuove, ma ancora un po' sconosciute.
Il lettore cominciava a sparare a raffica tutte le tracce mentre io avidamente leggevo il booklet e trovavo delle cose interessanti riguardo a questi bresciani, innanzitutto la produzione del disco era affidata a Gianni Maroccolo, mio idolo personale per la militanza nei Litfiba, poi scoprii e dedussi che il cantante Francesco Renga, aveva dei legami con una scuola di musica qui a Bergamo, infine vidi anche il nome di Antonio Aiazzi fra i partecipanti al disco...dovevo e volevo seguirli anche perchè le tracce rivelavavano un tipo di musica molto affine a quella che avrei sempre voluto fare io.
Venne il momento del concertone del primo Maggio a Roma, prometteva bene, scorrendo il cast vidi che tutti i miei idoli del momento c'erano, Timoria compresi.
Stava nascendo una scena rock in Italia, con canzoni cantate in Italiano, la stavo seguendo già da un po' grazie a riviste come il Mucchio Selvaggio, dove c'era Stefano Ronzani che mi dava sempre dritte giuste per gli acquisti, ma i Timoria mi fornirono uno sguardo alternativo perchè avevano una storia diversa dal resto delle altre band..
Innanzitutto venivano da Brescia e non dall'Emilia o da Milano, poi mi davano l'idea di essere meno legati al panorama politico rispetto ad altri, sentivo nei loro pezzi più poetica che anatemi contro questo o quello.
Riuscii a procurarmi anche il primo album "Colori che esplodono", non mi conquistò subito perchè un po' morbido nei suoni, ma col tempo diventò uno dei miei preferiti.
Venne il 1992, i nostri rilasciarono il terzo disco "storie per vivere", confermando i legami con Bergamo dato che alla produzione artistica figurava Maurizio Zappatini.
Cominciava a farsi strada in me, l'idea che fosse possibile riuscire a conoscere i miei idoli.
Finalmente una data in provincia di Bergamo, a Leffe, il 5 Dicembre 1992
dentro ad un cineteatro grande il triplo del nostro a Negrone, che nel frattempo aveva ospitato il nostro primo live (se così possiamo chiamarlo).
Tutto organizzato, Marco era il primo ad aver preso la patente ed aveva pure una macchina, ci avrebbe accompagnato lui stipandoci nel suo Pajero, non impazziva per i Timoria ma da amico vero non si tirò indietro.
Come da legge di Murphy, di cui eravamo inconsapevoli discepoli, il pomeriggio di quel 5 Dicembre, arrivò una telefonata da Marco, lui e la sua Jeep, avevano sfidato le curve della via Sporla perdendo malamente, insomma si era ribaltato , fortunatamente senza danni fisici, ma insieme si erano ribaltate anche le nostre speranze di raggiungere Leffe.
Lo scoramento iniziale fu forte ma la reazione altrettanto veemente, avevamo 17/18 anni, non eravamo dei rammolliti e i nostri cuori pulsavano per canzoni che parlavano di viaggi on the road in moto con il vento fra i capelli, soluzione? Tre cinquantini per sei persone , alcuni di nascosto dai genitori, alcuni ,più emancipati, dichiarando apertamente le intenzioni di viaggio.
Ci ritrovammo alle 7 di sera per la partenza, 4 gradi centigradi che in marcia si trasformarono presto nella famosa temperatura percepita sotto zero, soprattutto perchè il cielo decise di affiancarci secchiate di pioggia gelata lungo tutto il percorso.
furono 20 kilometri durissimi, avevamo dei caschi omologati all'acquisto, ma che l'usura aveva reso permeabili, addirttura qualcuno senza visiera.
Sbarcammo (termine adattissimo) a Leffe completamente fradici e senza l'ombra di un ricambio, non si respirava l'atmosfera di attesa per un concerto rock, nemmeno fuori dal teatro dell'evento, l' unico segno che ci trovavamo nel posto giusto era un furgone che recava il logo "Timoria".
Mancava ancora un bel po' all'inizio, ma le porte del cineteatro "centrale" erano ancora chiuse, di fianco allo stabile notammo un bar, il posto giusto al momento giusto.
Entrammo e ci mettemmo a sedere di fianco ad un tavolo già occupato, preoccupandoci del nostro aspetto da profughi e di quello che il gestore ed i nostri vicini avrebbero pensato di noi.
In effetti i nostri vicini ci guardavano incuriositi, così proprio nel momento in cui cercavo una battuta stupida e complice per spiegare le nostre condizioni, mi accorsi che il capellone a cui stavo per rivolgere la parola era Omar Pedrini!
Si stava rilassando prima del concerto accompagnandosi al batterista Diego Galeri ed al bassista Carlo Alberto Pellegrini detto "Illorca".
Inutile tentare di spiegare il subbuglio emozionale scatenato dall'incontro, furono loro, i Timoria a farci domande, a mostrarci di essere veramente sorpresi e felici che ci fosse gente che per andare a sentirli, si era sorbita un viaggio in condizioni del genere.
Non ricordo esattamente di cosa parlammo, ricordo solo che ad un certo punto , superando tutta la mia timidezza, chiesi ad Omar, nel caso fosse tornato a Bergamo, se gli avrebbe fatto piacere venire a mangiare al ristorante della mia famiglia, in effetti per me quel sabato sera era una specie di vacanza, dato che lavoravo già da qualche anno.
Lui mi rispose di si e prese volentieri il biglietto da visita, aveva capito che la mia richiesta non era di tipo "commerciale", ma dettata da ammirazione e stima, in effetti da quei pochi scambi, sentii una sintonia reciproca, magari a causa di una suggestione, ma comunque avevo trovato in una persona idealizzata, una corrispondenza nel reale e ciò mi bastava per sentirmi contento.
Il teatro era sold out, noi avevamo preso dei buonissimi posti e durante il concerto, ci furono gesti di saluto da parte del gruppo nella nostra direzione,
Omar ad un certo punto prima di tirare un plettro, fece un cenno verso di noi, come a dire "prendetelo ", così fu, lancio perfetto di Omar e balzo sincronizzato di Luca .che poi cedette a me il trofeo.
I ricordi nitidi che mi restano di quel concerto, sono la versione bellissima di Sacrificio e
la dichiarazione di Omar al pubblico bergamasco, disse che la sua Gibson era l'unico modello "Maurizio Ganz " in circolazione, come a dire che voleva superare le rivalità calcistiche tra le due città, sarà anche stato paraculismo, ma l'ovazione fu totale.
Passato qualche mese, venne il 1993 ed un'altra data, questa volta a Bergamo città, ma un lavoro è un lavoro ed il mio era fatto di serate di sabati e domeniche.
Chissà se Omar avrebbe ricordato Leffe? Del biglietto da visita?
Improbabile e stupido pensarlo, anche perchè nel caso, c'era la forte probabilità che non avesse la minima idea di dove si trovasse Scanzorosciate rispetto a Bergamo, in più il disco andava forte, chissà quanta gente, quanti inviti..
Il giorno del concerto, finito il servizio di mezzogiorno, decisi di provare il tutto per tutto, chiesi ai miei (genitori e sorella) se potevo provare a contattare i Timoria per portarli al ristorante quella sera, a qualsiasi ora.
I miei diedero l'assenso, chiedendomi come avrei fatto, io non ne avevo idea, l'importante era il fatto che avrei potuto provarci , anche perché sarebbe stato un sacrificio per loro, da solo non ce l'avrei fatta a cucinare e servire (forse si, ma averli al mio fianco mi faceva sentire sicuro).
L'unico contatto che avevo era il numero di telefono della scuola di musica nella quale insegnava Maurizio Zappatini e frequentata dallo Francesco Renga, lo composi ed andai contro le tonnellate di timidezza che mi caratterizzavano.
- Buongiorno, mi chiamo Massimiliano,posso parlare con Maurizio Zappatini?
-Si un attimo...
-Si, sono io , ma che Massimiliano sei?
-No..ehm..sono Massimiliano di Scanzorosciate, buongiorno, volevo chiederle come potevo contattare Francesco Renga perchè ci siamo conosciuti al concerto di Leffe quest'inverno e li avevo invitati a mangiare qui al mio ristorante nel caso fossero tornati a Bergamo e visto che stasera sono all'auditorium....
A questo punto pensavo di sentire un "ma vai a cagare" ed invece il signor Zappatini mi disse:
-Guarda , non so, posso darti il numero di casa di Francesco, così vi mettete d'accordo, il problema è che non so se sarà ancora a Brescia a quest'ora, hai da scrivere?
-Si, grazie
- Il numero è xxxxx
- Grazie mille
-Figurati, ciao Massimiliano.
Ora non mi restava che telefonare a casa Renga, una cosa da niente no?
Mi cagavo sotto pensando alla figura che avrei fatto, anche se qualche tempo prima col fido Paolo, avevamo telefonato a casa di Anne Marie Parrocel (manager dei Litfiba) , dopo aver trovato il numero , pensate un po', sull'elenco di Firenze , presso la sede Telecom che allora si trovava ai propilei di Porta Nuova a Bergamo.
- Buongiorno, casa Renga?
-Si Buongiuorno
- Sono Massimiliano , c'è Francesco?
-Ciao Massimiliano, no guarda Francesco non c'è, è andato a Bergamo perchè stasera deve suonare, devo dirgli qualcosa?
- No grazie signora, al massimo richiamo domani, grazie mille.
Bene, tutto come da programma, botta di adrenalina salutare, ma effettivamente non potevo sperare di portare i miei idoli da me con un paio di chiamate come si fa per una cena fra amici.
Si era fatta l'ora di tornare in cucina, buona serata con tanta gente, il mio pensiero era diviso tra quello che cuoceva in padella e la possibile scaletta del live di Bergamo, sentivo di non avere tentato il tutto per tutto, così prima pulire la cucina ed approfittando del fatto che i miei stavano parlando con i clienti in sala, presi l'elenco del telefono per cercare il numero dell'auditorium di Piazza della libertà.
-Pronto ?
-Buonasera è l'auditorium?
-Si! dica (scocciato)
-Dovrei parlare con Omar Pedrini, se è possibile...
-Chi è Omar Pedrini?
-E' uno del gruppo che ha suonato da voi stasera, è il più alto con i capelli lunghi, suonava la chitarra.
-Adesso vado a vedere, chi devo dirgli?
-Massimiliano, il cuoco...
-Pronto ? Massimiliano? Come stai?
- Ciao Omar, ti ricordi ? sono quello di Leffe..
- Certo che mi ricordo,quelli che erano venuti in motorino sotto l'acqua
- Volevo invitarvi a mangiare qui al mio ristorante se non avete già mangiato
- Grazie, ma davvero? stiamo ancora smontando le cose, saremo pronti per mezzanotte e mezza
- Se venite vi aspetto
-Grazie, lo dico agli altri, mi dai l'indirizzo e mi spieghi la strada?
Mentre spiegavo, uno dei ragazzi che sentiva la sentiva la telefonata di Omar, gli disse che era pratico della zona e sapeva arrivare a Scanzo.
Ci sarebbero stati , oltre alla band, una decina di persone in più che facevano parte dello staff, no problem, con i miei cominciammo ad approntare la tavolata.
Paolo, il mio socio di suonate, non poteva mancare, lo chiamai a casa con tutti i rischi del caso e lui, prendendosi i suoi, scappò dalla finestra della camera per raggiungermi al ristorante.
Ero teso, anche perchè non sapevo come avrebbero reagito i miei genitori a quella compagnia di cappelloni tatuati che il loro figlio idolatrava, ero teso anche io, come avrei salutato? Sarei sembrato un pirla inebetito?
Bastò aspettare l'una di notte per avere la risposta.
Venne a chiamarmi mia mamma in cucina, uscii e mi trovai davanti il poeta Omar Pedrini che subito mi abbracciò e mi ringraziò, subito dopo mi presentò Francesco Renga, il maestro Ghedi, Diego Galeri, Illorca.
Dopo il momento iniziale , non saprei descrivere nulla per un black out della mia memoria, ricordo solo il momento esatto in cui mandammo in sala le prime porzioni di "Casoncelli alle piccole verdure" .
La memoria torna in funzione con la fine del mio lavoro di cucina e l'uscita in sala, un po' più rilassato .
Mentre uscivo , diedi uno sguardo panoramico alla sala ed ero contento di vedere un'atmosfera rilassata, vari gruppetti che parlavano tra loro, mia sorella anch'essa emozionata e contenta e poi, ad un tavolo, mio padre, mia madre e Omar, che discutevano dei vini di Franciacorta e delle conoscenze comuni a livello di viticoltori.
Raggiunsi i miei ed Omar che cominciò una serie di ringraziamenti ed abbracci sinceri per quell'inaspettato invito.
Nel frattempo mio padre, andò a tirar fuori dal frigo, tutta la sua sfilza di liquori autoprodotti da mettere in mezzo alla tavolata, fu assalto alle bottiglie, non che con il Valcalepio bevuto durante il pasto non si fosse già fatto festa.
Al centro della tavolata, Francesco Renga era incalzato dal mio amico Paolo con domande di vario genere sull'ambiente musicale, poi gli fece la fatidica domanda :
"Ma se tu dovessi fondare un gruppo oggi, che nome sceglieresti?"
Renga rispose senza indugi, anche se con un'espressione alterata dal beveraggio:
"Disagio, lo chiamerei Disagio, esprime bene quello che i giovani sentono oggi..."
Tornando a me, mi ritrovai a parlare con Omar, Diego Enrico ed Illorca, del ristorante, della zona collinare che ci circonda ed infine , molto timidamente, della musica che suonavamo con Paolo e gli altri.
Gli raccontai che proprio in quei giorni frequentavamo uno studio "vero" per registrare bene due nostre canzoni e che avevo la mia Fender Stratocaster in macchina, gli chiesi se voleva vederla.
Omar ne fu felice, andai a prenderla e subito chiamò Enrico accanto a sé.
Cominciò a raccontare, con la chitarra in mano,
che stavano cominciando a lavorare sul nuovo album, si sarebbe chiamato "Come serpenti in amore" e, qui scattò in me una commozione autentica, partì una versione unplugged di quella canzone che poi non sarebbe diventata la title track, come tutti sappiamo.
Può essere un giovane più felice di così? Io di certo no, avevo superato di gran lunga tutte le mie aspettative personali riguardo alla serata, riguardo a me stesso, riguardo all'accoglienza dei miei verso quel gruppo di cappelloni ed infine riguardo alle mie aspettative sui Timoria come persone.
Tutto finì alle 4 del mattino, con grandi abbracci, promesse di rivedersi e regali dei Timoria a noi, tra i quali dei plettri di Omar per me e la chiave per accordare la batteria da parte di Diego per mia sorella Erica.
A luglio '93, mi arrivò la chiamata da parte dello stato per il servizio militare ("l'assurdità di un anno per la classe militare" cit. da "ritmo e dolore"), meno male che il lettore cd portatile mi era stato regalato prima della partenza, così avrei soddisfatto le mie voglie musicali.
Diventai uno spacciatore di canzoni dei cinque bresciani, cercando di convertire al Timorianesimo quanti più personaggi possibili provenienti da ogni parte dell' italico stivale.
Continuavo a tenermi aggiornato attraverso tutte le riviste musicali possibili, fino a che un giorno, credo grazie al "Mucchio selvaggio", seppi che il cd "Viaggio senza vento" , sarebbe stato pubblicato di lì a poco..
Alla prima libera uscita, un sabato pomeriggio, mi fiondai da Maniago a Pordenone per comprare il cd, rientrato in caserma mi immersi nell'ascolto ripetuto , attento e critico della nuova opera dei miei beniamini.
Era incredibile, ebbi come la sensazione che fosse il disco che aspettavo, non da loro , ma in generale, sognavo un disco così, che suonasse così e che avesse testi in italiano così.
Il giorno dopo, finiti i servizi di cucina (ero in mensa truppa), mi misi sulla branda con carta e penna e cominciai a scrivere una lettera-recensione ai ragazzi, la mandai all'indirizzo di Francesco Renga che ero riuscito a trovare grazie al numero di telefono già in mio possesso.
A Dicembre '93, c'era l'agognata licenza ministeriale, io, avendo già qualche mese sulle spalle, ero nella condizione di scegliere tra Natale e Capodanno, con grande sorpresa del mio Maggiore, scelsi Natale perchè sapevo che al ristorante c'era lavoro e servivo ai miei.
I cinque giorni di licenza per mia fortuna, comprendevano il giorno di chiusura del ristorante ed in quel giorno i Timoria facevano una data a Bergamo..il destino...
Si! Il destino a volte è crudele, l'azienda che frequentava di più il ristorante chiese di fare la cena aziendale proprio quella sera, non si poteva dire no al miglior cliente e per di più avrebbero riempito completamente il locale.
Misi una pietra sopra ai miei desideri e mi misi a preparare, verso le 18 e 30 suonò il telefono e rispose mia madre:
"si è qui , glielo passo subito "
Mentre mi avvicinavo per prendere la cornetta, chiesi a bassa voce chi fosse a cercarmi, avevo notato dall'espressione di mia madre che non poteva essere uno dei soliti amici, mi disse :
"E' un certo Omar"
Non poteva essere quell'Omar, pensai piuttosto ad un vecchio compagno di scuola.
-Pronto Massimiliano? Sono Omar!
-Che Omar?
-Omar dei Timoria come stai?
-Bene..e tu? e voi?
-Benissimo grazie ! Senti , prima di tutto volevo ringraziarti per la bellissima lettera e poi volevo invitarti al concerto stasera qui a Bergamo.
Quando arrivi chiedi di "..." che sa già tutto e ti accompagnerà qui nei camerini , così stiamo un po' insieme e poi vedi il concerto dal palco ti va?
- Certo che mi va Omar, purtroppo non posso, devo lavorare stasera e sono tanti, non riesco proprio a muovermi.
- Mi dispiace, dai sarà per un'altra volta, intanto faccio tantissimi auguri a te ed ai tuoi.
- Grazie Omar, altrettanto a voi e buon concerto!
Inutile disquisire sul mio stato d'animo poco natalizio, il lavoro mi aiutò a pensare poco per 4 o 5 ore , nelle successive e per qualche giorno ancora fui leggermente incazzato, anche se il lavoro quando c'è, bisogna prenderlo e farlo il meglio possibile.
Durante un'altra licenza lampo, qualche mese dopo, seppi che i Timoria , sarebbero stati in un negozio di dischi in centro a Bergamo, questa volta riuscii ad andarci e ci reincontrammo,
ci andai con Marco, il meno fan di tutti i miei amici, forse li odiava anche un po' perchè era costretto a sorbirseli anche quando la macchina con la quale ci spostavamo era la sua, ma dopo quell'incontro ebbe ad apprezzare le persone che aveva conosciuto, specialmente vedendo l'accoglienza sincera ed affettuosa che mi avevano riservato.
La storia dei "Timo"continuava e non perdevo ogni occasione per andarli a vedere anche negli anni successivi,
seguivo principalmente dalle pagine del "Mucchio selvaggio", le loro vicissitudini, tra queste, ricordo una polemica accesa tra Alberto Pirelli (produttore dei Litfiba) ed Omar, il primo asseriva che i dischi dei Timoria avevano un suono bruttissimo, il secondo gli rispondeva con fermezza ma signorilità.
Uno dei concerti del tour di "Senza vento" si svolse a Rezzato (BS), avevo una licenza di trentasei ore e decisi di andarci con gli amici.
Mi feci prestare la macchina nuova dei miei, non considerando il fatto che mi sarei addentrato in "territorio nemico", nonostante la Gibson Maurizio Ganz già citata.
Il risultato fu che all'uscita dal concerto, trovai il cofano della macchina con una scritta "UBS" (ultrà Brescia) a caratteri cubitali, incisa con una chiave o un chiodo.
Fortunatamente qualche anno dopo decisero di togliere le sigle delle province dalle targhe automobilistiche.
Li vidi in posti
come il BULLS di Sarnico, la Palestra Gatti di Treviglio, ma anche il Rolling Stone di Milano, concerto dal quale uscii malconcio a forza di pogate.
Ogni tappa della mia vita era scandita dalle canzoni contenute nei loro album, trovavo sempre nelle liriche di Omar, dei punti di contatto con il mio modo di vivere e pensare le cose che accadono.
Arrivò la mazzata della scissione da Francesco Renga, diciamo che un po' me l'aspettavo e, se avessi proprio dovuto scegliere a chi rinunciare, avrei rinunciato a lui.
Una voce come la sua , era ovvio che potesse far gola alle major discografiche a caccia di una nuova pop star, Francesco ne aveva il phisique du role e sicuramente il desiderio di diventarlo.
Le canzoni firmate da Renga, durante gli anni con i Timo, sono (secondo me) le peggiori della produzione del gruppo, altrettanto, sono sicuro del fatto che il suo cantato fosse il miglior additivo per rendere al meglio ciò che gli altri scrivevano.
Durante gli anni del "gelo" , mi trovai in provincia di Brescia, per assistere ad un concerto dei Negrita assieme a degli amici musicisti , durante l'attesa, ci accaparrammo un posto vicini ad una transenna.
Mentre indicavo un amplificatore ad un amico, urtai una persona che veniva dalla parte opposta al di la della transenna, chiesi scusa ancora prima di vedere in faccia il o la malcapitata.
Era Francesco Renga, dopo l'imbarazzo iniziale cominciammo a parlare ma non mi feci riconoscere, fu un mio amico che gli chiese se non ricordava di essere stato da me al ristorante,, lui dopo un attimo di incertezza si ricordò e la prima cose che disse fu
" Certo, che serata!! Come stanno i tuoi? Salutameli tanto ...ah! Guardate arriva il tipo che aspettavo, ve lo presento".
Ecco, ci sono presentazioni e strette di mano che ti ricordi per tutta la vita, lo sconosciuto (ai più) era Fabrizio Barbacci, il produttore che dava ai dischi il suono che più amavo in quel periodo, si era occupato dei Negrita e poi di un piccolo disco di tal Luciano Ligabue , intitolato "Buon Compleanno Elvis".
Feci un casino di complimenti a Francesco per la scelta del produttore del suo futuro disco ed a Fabrizio per le opere.
Il primo disco di Francesco da solo, mi piacque, il secondo anche ma un po' meno, gli altri li sopporto per affetto.
Gli anni passavano, continuavo a suonare con Paolo e continuavano pure i Timoria e Francesco su vie parallele che ovviamente non si incontravano mai.
Veniamo ai giorni dell'aneurisma di Omar, fu un colpo per tutti i fans vecchi e nuovi , in quel periodo frequentavo assiduamente il forum di Omar, stringendo amicizia virtuale con parecchie persone, Ogni tot. venivamo rassicurati sulla ripresa lenta ma progressiva di Omar, finchè un giorno fece una chat con noi che lo bombardavamo di domande.
Ricordo distintamente i giorni nei quali il tema la fosse la sua possibile partecipazione all'isola dei famosi, quasi tutti erano contro, alla fine Omar non ci andò, ma non sono quasi certo che il motivo fossimo noi (come qualcuno asseriva), piuttosto penso che il suo fisico al tempo, non avrebbe potuto ancora reggere.
Assistetti ad un concerto di Sasha Torrisi in un bar di Crema, con Alice e Stefy conosciute sul forum, poi ci ritrovammo di nuovo ad una delle prime uscite di Omar (dopo il malore) a Caravaggio.
Lo spettacolo prevedeva la presenza di Fargetta, di Elenoire Casalegno e di Omar con il maestro Ghedi.
Io non vidi quello spettacolo , come al solito arrivai con Paolo dopo il lavoro, più che altro per far quattro chiacchiere con le mie nuove amiche a cui quella sera si era aggiunta anche Vittoria.
La voglia di salutare Omar era grande però, così quando riuscimmo a vederlo , ci disse che avrebbe fatto una doccia e poi avremmo potuto raggiungerlo nei luoghi adibiti a camerini, fu di parola, quando ci presentammo alla transenna, l'addetto sapeva già tutto e ci fece passare.
La prima cosa che mi venne in mente appena entrato con gli altri, era che mi sembrava di essere in un gioco nel quale trovare l'intruso, insomma mi trovavo lì dentro con i miei amici ed intorno avevo la Casalegno, il mestro Ghedi, Omar pedrini e Fargetta , diciamo che l'imbarazzo mi accompagnava.
L'atmosfera fu subito messa su un piano disteso da Omar, che ci chiese se volevamo gradire, non c'erano quei miseri stuzzichini da aperitivo preconfezionati, ma un Amarone MASI (mica uno qualsiasi) e del formaggio buonissimo.
La cosa bella è che alla nostra risposta affermativa e conseguente "grazie", mi ritrovai una bellissima Elenoire che tagliava personalmente il formaggio e ce lo offriva , ditemi voi, se uno uscendo dal lavoro pensa di trovarsi in una situazione del genere, che neanche a raccontarla ci credono al paesello, meno male che non ero solo , ma con testimoni.
Omar lo trovai bene, anche se debilitato, la cosa che mi fece scompisciare dal ridere, fu che dopo aver parlato di cose passate con Paolo, Omar lo chiamò il "memoria di ferro", Paolo è uno che mi accusa di costrurgli ricordi che non ha, approfittando del fatto che lui non ricorda neanche dov'era il giorno prima.
In questo racconto mi sono soffermato solo sugli incontri con i Timoria, non mi sono addentrato in considerazioni ed album che richiederebbero un libro bello grosso, sulla loro amicizia con i CLAN DESTINO e relativa partecipazione al loro bellissimo album d'esordio e tante altre cose.
L'ultima volta che ho visto Omar è stato lo scorso Luglio 2014, alla festa di Emergency a Cenate Sotto, ero li dietro al pubblico a godermi le nuove canzoni ed a gioire del fatto che canta molto meglio di prima e compone bene come sempre.
Non ho voluto tentare a tutti i costi di incontrarlo, ero contento così, di sapere che ci sarebbero stati altri pezzi da ascoltare.
-Dove vai uomo del mondo ?
-Cerco chi è degno di me.
AGGIORNAMENTO 21 SETTEMBRE 2014
Con il gruppo facebook "amici di Omar" , su iniziativa di Lorenza e Matteo, è stata regalata una chitarra ad Omar, una Gibson js 35.
Una volta finita la raccolta dei soldi e passati all'acquisto, si è decisa come sede per la consegna, l'oratorio di Paderno Franciacorta.
Pur avendo partecipato al regalo, non ho potuto essere presente, ma grazie ai video ed alle foto dei presenti, si può toccare con mano il clima di assoluta serenità ed amicizia del gruppo... la generazione senza vento non è un sentimento che ha superato tutto senza clamori o abbattimenti, siamo sempre qui :-)
Alla latteria Molloy di Brescia , in occasione del concerto di Tito & Tarantula, ho reincontrato Omar :-)
AGGIORNAMENTO 26 OTTOBRE 2017
Finalmente Omar torna a suonare in uno dei locali che hanno la fatto la storia del rock italiano e la sua, l'Alcatraz di Milano.
Un concerto intenso e pieno di ospiti : il maestro Ghedi, l'artista Guarnaccia, i Modena city ramblers,Dargen d'Amico, Ambra Marie, Ryan O'Donnel, Nicolai Lilin.
Amici del gruppo facebook "amici di Omar Pedrini", presente, anche se purtroppo ci siamo incontrati "a sprazzi", essendo arrivato ad inizio concerto e sono dovuto tornare a Bergamo appena finito.
Aggiornamento Venerdì 23 Marzo
Negli ultimi mesi, ho avuto il piacere di avere a cena qui al ristorante il mitico Roberto Pedrini, il papà di Omar.
L'ho avuto di fianco per molta della durata del concerto dell'Alcatraz, ma non mi sentivo di disturbarlo, ora ho avuto il privilegio di parlare di tante cose successe in quegli anni da chi li ha vissuti e li continua a vivere in prima persona.
Federico Scarioni con "Cane sciolto", ha fatto un ottimo lavoro che magari anche lui avrebbe voluto ancora più lungo , talmente la storia è "densa".
Il mio sogno resta quello di organizzare un concerto di Omar qui nella mia terra e spero di riuscirci prima o poi :-)
Ognuna di quelle sere d'apertura, diventava la scusa per organizzare un torneo multi disciplinare, basato sul calcetto, biliardo e ping pong , poi a fine serata, mettevamo nella cassetta qualche soldo per far vedere un minimo incasso.
Arrivò la fine Febbraio, che come da italiche abitudini , porta in dote il "festival della canzone italiana" di Sanremo.
Da giovani rocker (solo uno di noi, Paolo, sapeva veramente cosa fosse un giro di DO), c'erano vari motivi per guardare la kermesse, il primo era prendere in giro le solite vecchie cariatidi che calcavano il palco, il secondo era la conduttrice, Edwige Fenech, che seppur stagionata era parte della nostra crescita in film memorabili con il buon Alvaro Vitali, il terzo erano gli ospiti stranieri che ritenevamo a prescindere meglio di qualsiasi italiano, salvo poi ricrederci in parecchi casi.
Ad un certo punto della serata, partì la gara delle nuove proposte, la nostra attenzione si focalizzò su un gruppo che aveva un chitarrista con i capelli lunghi e che non era Drupi, questo era giovane come tutti i suoi compagni, la Fenech disse che il loro nome veniva dal greco (proprio come il nostro), non potevamo non ascoltarli.
Una canzone bellissima che si intitolava "l'uomo che ride", cantata da una voce diversa da quella di Pelù o Ligabue che stavano cominciando ad uscire dall'underground per fare il salto verso il successo commerciale.
Nei giorni seguenti in preda alla frenesia tipica dell'età, cercai in lungo ed in largo il cd, fino a che non lo trovai in un negozio di Bergamo alta, fornitissimo per quel che riguardava le cose nuove, ma ancora un po' sconosciute.
Il lettore cominciava a sparare a raffica tutte le tracce mentre io avidamente leggevo il booklet e trovavo delle cose interessanti riguardo a questi bresciani, innanzitutto la produzione del disco era affidata a Gianni Maroccolo, mio idolo personale per la militanza nei Litfiba, poi scoprii e dedussi che il cantante Francesco Renga, aveva dei legami con una scuola di musica qui a Bergamo, infine vidi anche il nome di Antonio Aiazzi fra i partecipanti al disco...dovevo e volevo seguirli anche perchè le tracce rivelavavano un tipo di musica molto affine a quella che avrei sempre voluto fare io.
Venne il momento del concertone del primo Maggio a Roma, prometteva bene, scorrendo il cast vidi che tutti i miei idoli del momento c'erano, Timoria compresi.
Stava nascendo una scena rock in Italia, con canzoni cantate in Italiano, la stavo seguendo già da un po' grazie a riviste come il Mucchio Selvaggio, dove c'era Stefano Ronzani che mi dava sempre dritte giuste per gli acquisti, ma i Timoria mi fornirono uno sguardo alternativo perchè avevano una storia diversa dal resto delle altre band..
Innanzitutto venivano da Brescia e non dall'Emilia o da Milano, poi mi davano l'idea di essere meno legati al panorama politico rispetto ad altri, sentivo nei loro pezzi più poetica che anatemi contro questo o quello.
Riuscii a procurarmi anche il primo album "Colori che esplodono", non mi conquistò subito perchè un po' morbido nei suoni, ma col tempo diventò uno dei miei preferiti.
Venne il 1992, i nostri rilasciarono il terzo disco "storie per vivere", confermando i legami con Bergamo dato che alla produzione artistica figurava Maurizio Zappatini.
Cominciava a farsi strada in me, l'idea che fosse possibile riuscire a conoscere i miei idoli.
Finalmente una data in provincia di Bergamo, a Leffe, il 5 Dicembre 1992
Tutto organizzato, Marco era il primo ad aver preso la patente ed aveva pure una macchina, ci avrebbe accompagnato lui stipandoci nel suo Pajero, non impazziva per i Timoria ma da amico vero non si tirò indietro.
Come da legge di Murphy, di cui eravamo inconsapevoli discepoli, il pomeriggio di quel 5 Dicembre, arrivò una telefonata da Marco, lui e la sua Jeep, avevano sfidato le curve della via Sporla perdendo malamente, insomma si era ribaltato , fortunatamente senza danni fisici, ma insieme si erano ribaltate anche le nostre speranze di raggiungere Leffe.
Lo scoramento iniziale fu forte ma la reazione altrettanto veemente, avevamo 17/18 anni, non eravamo dei rammolliti e i nostri cuori pulsavano per canzoni che parlavano di viaggi on the road in moto con il vento fra i capelli, soluzione? Tre cinquantini per sei persone , alcuni di nascosto dai genitori, alcuni ,più emancipati, dichiarando apertamente le intenzioni di viaggio.
Ci ritrovammo alle 7 di sera per la partenza, 4 gradi centigradi che in marcia si trasformarono presto nella famosa temperatura percepita sotto zero, soprattutto perchè il cielo decise di affiancarci secchiate di pioggia gelata lungo tutto il percorso.
furono 20 kilometri durissimi, avevamo dei caschi omologati all'acquisto, ma che l'usura aveva reso permeabili, addirttura qualcuno senza visiera.
Sbarcammo (termine adattissimo) a Leffe completamente fradici e senza l'ombra di un ricambio, non si respirava l'atmosfera di attesa per un concerto rock, nemmeno fuori dal teatro dell'evento, l' unico segno che ci trovavamo nel posto giusto era un furgone che recava il logo "Timoria".
Mancava ancora un bel po' all'inizio, ma le porte del cineteatro "centrale" erano ancora chiuse, di fianco allo stabile notammo un bar, il posto giusto al momento giusto.
Entrammo e ci mettemmo a sedere di fianco ad un tavolo già occupato, preoccupandoci del nostro aspetto da profughi e di quello che il gestore ed i nostri vicini avrebbero pensato di noi.
In effetti i nostri vicini ci guardavano incuriositi, così proprio nel momento in cui cercavo una battuta stupida e complice per spiegare le nostre condizioni, mi accorsi che il capellone a cui stavo per rivolgere la parola era Omar Pedrini!
Si stava rilassando prima del concerto accompagnandosi al batterista Diego Galeri ed al bassista Carlo Alberto Pellegrini detto "Illorca".
Non ricordo esattamente di cosa parlammo, ricordo solo che ad un certo punto , superando tutta la mia timidezza, chiesi ad Omar, nel caso fosse tornato a Bergamo, se gli avrebbe fatto piacere venire a mangiare al ristorante della mia famiglia, in effetti per me quel sabato sera era una specie di vacanza, dato che lavoravo già da qualche anno.
Lui mi rispose di si e prese volentieri il biglietto da visita, aveva capito che la mia richiesta non era di tipo "commerciale", ma dettata da ammirazione e stima, in effetti da quei pochi scambi, sentii una sintonia reciproca, magari a causa di una suggestione, ma comunque avevo trovato in una persona idealizzata, una corrispondenza nel reale e ciò mi bastava per sentirmi contento.
Il teatro era sold out, noi avevamo preso dei buonissimi posti e durante il concerto, ci furono gesti di saluto da parte del gruppo nella nostra direzione,
Omar ad un certo punto prima di tirare un plettro, fece un cenno verso di noi, come a dire "prendetelo ", così fu, lancio perfetto di Omar e balzo sincronizzato di Luca .che poi cedette a me il trofeo.
I ricordi nitidi che mi restano di quel concerto, sono la versione bellissima di Sacrificio e
Passato qualche mese, venne il 1993 ed un'altra data, questa volta a Bergamo città, ma un lavoro è un lavoro ed il mio era fatto di serate di sabati e domeniche.
Chissà se Omar avrebbe ricordato Leffe? Del biglietto da visita?
Improbabile e stupido pensarlo, anche perchè nel caso, c'era la forte probabilità che non avesse la minima idea di dove si trovasse Scanzorosciate rispetto a Bergamo, in più il disco andava forte, chissà quanta gente, quanti inviti..
Il giorno del concerto, finito il servizio di mezzogiorno, decisi di provare il tutto per tutto, chiesi ai miei (genitori e sorella) se potevo provare a contattare i Timoria per portarli al ristorante quella sera, a qualsiasi ora.
I miei diedero l'assenso, chiedendomi come avrei fatto, io non ne avevo idea, l'importante era il fatto che avrei potuto provarci , anche perché sarebbe stato un sacrificio per loro, da solo non ce l'avrei fatta a cucinare e servire (forse si, ma averli al mio fianco mi faceva sentire sicuro).
L'unico contatto che avevo era il numero di telefono della scuola di musica nella quale insegnava Maurizio Zappatini e frequentata dallo Francesco Renga, lo composi ed andai contro le tonnellate di timidezza che mi caratterizzavano.
- Buongiorno, mi chiamo Massimiliano,posso parlare con Maurizio Zappatini?
-Si un attimo...
-Si, sono io , ma che Massimiliano sei?
-No..ehm..sono Massimiliano di Scanzorosciate, buongiorno, volevo chiederle come potevo contattare Francesco Renga perchè ci siamo conosciuti al concerto di Leffe quest'inverno e li avevo invitati a mangiare qui al mio ristorante nel caso fossero tornati a Bergamo e visto che stasera sono all'auditorium....
A questo punto pensavo di sentire un "ma vai a cagare" ed invece il signor Zappatini mi disse:
-Guarda , non so, posso darti il numero di casa di Francesco, così vi mettete d'accordo, il problema è che non so se sarà ancora a Brescia a quest'ora, hai da scrivere?
-Si, grazie
- Il numero è xxxxx
- Grazie mille
-Figurati, ciao Massimiliano.
Ora non mi restava che telefonare a casa Renga, una cosa da niente no?
Mi cagavo sotto pensando alla figura che avrei fatto, anche se qualche tempo prima col fido Paolo, avevamo telefonato a casa di Anne Marie Parrocel (manager dei Litfiba) , dopo aver trovato il numero , pensate un po', sull'elenco di Firenze , presso la sede Telecom che allora si trovava ai propilei di Porta Nuova a Bergamo.
- Buongiorno, casa Renga?
-Si Buongiuorno
- Sono Massimiliano , c'è Francesco?
-Ciao Massimiliano, no guarda Francesco non c'è, è andato a Bergamo perchè stasera deve suonare, devo dirgli qualcosa?
- No grazie signora, al massimo richiamo domani, grazie mille.
Bene, tutto come da programma, botta di adrenalina salutare, ma effettivamente non potevo sperare di portare i miei idoli da me con un paio di chiamate come si fa per una cena fra amici.
Si era fatta l'ora di tornare in cucina, buona serata con tanta gente, il mio pensiero era diviso tra quello che cuoceva in padella e la possibile scaletta del live di Bergamo, sentivo di non avere tentato il tutto per tutto, così prima pulire la cucina ed approfittando del fatto che i miei stavano parlando con i clienti in sala, presi l'elenco del telefono per cercare il numero dell'auditorium di Piazza della libertà.
-Pronto ?
-Buonasera è l'auditorium?
-Si! dica (scocciato)
-Dovrei parlare con Omar Pedrini, se è possibile...
-Chi è Omar Pedrini?
-E' uno del gruppo che ha suonato da voi stasera, è il più alto con i capelli lunghi, suonava la chitarra.
-Adesso vado a vedere, chi devo dirgli?
-Massimiliano, il cuoco...
-Pronto ? Massimiliano? Come stai?
- Ciao Omar, ti ricordi ? sono quello di Leffe..
- Certo che mi ricordo,quelli che erano venuti in motorino sotto l'acqua
- Volevo invitarvi a mangiare qui al mio ristorante se non avete già mangiato
- Grazie, ma davvero? stiamo ancora smontando le cose, saremo pronti per mezzanotte e mezza
- Se venite vi aspetto
-Grazie, lo dico agli altri, mi dai l'indirizzo e mi spieghi la strada?
Mentre spiegavo, uno dei ragazzi che sentiva la sentiva la telefonata di Omar, gli disse che era pratico della zona e sapeva arrivare a Scanzo.
Ci sarebbero stati , oltre alla band, una decina di persone in più che facevano parte dello staff, no problem, con i miei cominciammo ad approntare la tavolata.
Paolo, il mio socio di suonate, non poteva mancare, lo chiamai a casa con tutti i rischi del caso e lui, prendendosi i suoi, scappò dalla finestra della camera per raggiungermi al ristorante.
Ero teso, anche perchè non sapevo come avrebbero reagito i miei genitori a quella compagnia di cappelloni tatuati che il loro figlio idolatrava, ero teso anche io, come avrei salutato? Sarei sembrato un pirla inebetito?
Bastò aspettare l'una di notte per avere la risposta.
Venne a chiamarmi mia mamma in cucina, uscii e mi trovai davanti il poeta Omar Pedrini che subito mi abbracciò e mi ringraziò, subito dopo mi presentò Francesco Renga, il maestro Ghedi, Diego Galeri, Illorca.
Dopo il momento iniziale , non saprei descrivere nulla per un black out della mia memoria, ricordo solo il momento esatto in cui mandammo in sala le prime porzioni di "Casoncelli alle piccole verdure" .
La memoria torna in funzione con la fine del mio lavoro di cucina e l'uscita in sala, un po' più rilassato .
Mentre uscivo , diedi uno sguardo panoramico alla sala ed ero contento di vedere un'atmosfera rilassata, vari gruppetti che parlavano tra loro, mia sorella anch'essa emozionata e contenta e poi, ad un tavolo, mio padre, mia madre e Omar, che discutevano dei vini di Franciacorta e delle conoscenze comuni a livello di viticoltori.
Raggiunsi i miei ed Omar che cominciò una serie di ringraziamenti ed abbracci sinceri per quell'inaspettato invito.
Nel frattempo mio padre, andò a tirar fuori dal frigo, tutta la sua sfilza di liquori autoprodotti da mettere in mezzo alla tavolata, fu assalto alle bottiglie, non che con il Valcalepio bevuto durante il pasto non si fosse già fatto festa.
Al centro della tavolata, Francesco Renga era incalzato dal mio amico Paolo con domande di vario genere sull'ambiente musicale, poi gli fece la fatidica domanda :
"Ma se tu dovessi fondare un gruppo oggi, che nome sceglieresti?"
Renga rispose senza indugi, anche se con un'espressione alterata dal beveraggio:
"Disagio, lo chiamerei Disagio, esprime bene quello che i giovani sentono oggi..."
Tornando a me, mi ritrovai a parlare con Omar, Diego Enrico ed Illorca, del ristorante, della zona collinare che ci circonda ed infine , molto timidamente, della musica che suonavamo con Paolo e gli altri.
Gli raccontai che proprio in quei giorni frequentavamo uno studio "vero" per registrare bene due nostre canzoni e che avevo la mia Fender Stratocaster in macchina, gli chiesi se voleva vederla.
Omar ne fu felice, andai a prenderla e subito chiamò Enrico accanto a sé.
Cominciò a raccontare, con la chitarra in mano,
Può essere un giovane più felice di così? Io di certo no, avevo superato di gran lunga tutte le mie aspettative personali riguardo alla serata, riguardo a me stesso, riguardo all'accoglienza dei miei verso quel gruppo di cappelloni ed infine riguardo alle mie aspettative sui Timoria come persone.
Tutto finì alle 4 del mattino, con grandi abbracci, promesse di rivedersi e regali dei Timoria a noi, tra i quali dei plettri di Omar per me e la chiave per accordare la batteria da parte di Diego per mia sorella Erica.
A luglio '93, mi arrivò la chiamata da parte dello stato per il servizio militare ("l'assurdità di un anno per la classe militare" cit. da "ritmo e dolore"), meno male che il lettore cd portatile mi era stato regalato prima della partenza, così avrei soddisfatto le mie voglie musicali.
Diventai uno spacciatore di canzoni dei cinque bresciani, cercando di convertire al Timorianesimo quanti più personaggi possibili provenienti da ogni parte dell' italico stivale.
Continuavo a tenermi aggiornato attraverso tutte le riviste musicali possibili, fino a che un giorno, credo grazie al "Mucchio selvaggio", seppi che il cd "Viaggio senza vento" , sarebbe stato pubblicato di lì a poco..
Alla prima libera uscita, un sabato pomeriggio, mi fiondai da Maniago a Pordenone per comprare il cd, rientrato in caserma mi immersi nell'ascolto ripetuto , attento e critico della nuova opera dei miei beniamini.
Era incredibile, ebbi come la sensazione che fosse il disco che aspettavo, non da loro , ma in generale, sognavo un disco così, che suonasse così e che avesse testi in italiano così.
Il giorno dopo, finiti i servizi di cucina (ero in mensa truppa), mi misi sulla branda con carta e penna e cominciai a scrivere una lettera-recensione ai ragazzi, la mandai all'indirizzo di Francesco Renga che ero riuscito a trovare grazie al numero di telefono già in mio possesso.
A Dicembre '93, c'era l'agognata licenza ministeriale, io, avendo già qualche mese sulle spalle, ero nella condizione di scegliere tra Natale e Capodanno, con grande sorpresa del mio Maggiore, scelsi Natale perchè sapevo che al ristorante c'era lavoro e servivo ai miei.
I cinque giorni di licenza per mia fortuna, comprendevano il giorno di chiusura del ristorante ed in quel giorno i Timoria facevano una data a Bergamo..il destino...
Si! Il destino a volte è crudele, l'azienda che frequentava di più il ristorante chiese di fare la cena aziendale proprio quella sera, non si poteva dire no al miglior cliente e per di più avrebbero riempito completamente il locale.
Misi una pietra sopra ai miei desideri e mi misi a preparare, verso le 18 e 30 suonò il telefono e rispose mia madre:
"si è qui , glielo passo subito "
Mentre mi avvicinavo per prendere la cornetta, chiesi a bassa voce chi fosse a cercarmi, avevo notato dall'espressione di mia madre che non poteva essere uno dei soliti amici, mi disse :
"E' un certo Omar"
Non poteva essere quell'Omar, pensai piuttosto ad un vecchio compagno di scuola.
-Pronto Massimiliano? Sono Omar!
-Che Omar?
-Omar dei Timoria come stai?
-Bene..e tu? e voi?
-Benissimo grazie ! Senti , prima di tutto volevo ringraziarti per la bellissima lettera e poi volevo invitarti al concerto stasera qui a Bergamo.
Quando arrivi chiedi di "..." che sa già tutto e ti accompagnerà qui nei camerini , così stiamo un po' insieme e poi vedi il concerto dal palco ti va?
- Certo che mi va Omar, purtroppo non posso, devo lavorare stasera e sono tanti, non riesco proprio a muovermi.
- Mi dispiace, dai sarà per un'altra volta, intanto faccio tantissimi auguri a te ed ai tuoi.
- Grazie Omar, altrettanto a voi e buon concerto!
Inutile disquisire sul mio stato d'animo poco natalizio, il lavoro mi aiutò a pensare poco per 4 o 5 ore , nelle successive e per qualche giorno ancora fui leggermente incazzato, anche se il lavoro quando c'è, bisogna prenderlo e farlo il meglio possibile.
Durante un'altra licenza lampo, qualche mese dopo, seppi che i Timoria , sarebbero stati in un negozio di dischi in centro a Bergamo, questa volta riuscii ad andarci e ci reincontrammo,
La storia dei "Timo"continuava e non perdevo ogni occasione per andarli a vedere anche negli anni successivi,
seguivo principalmente dalle pagine del "Mucchio selvaggio", le loro vicissitudini, tra queste, ricordo una polemica accesa tra Alberto Pirelli (produttore dei Litfiba) ed Omar, il primo asseriva che i dischi dei Timoria avevano un suono bruttissimo, il secondo gli rispondeva con fermezza ma signorilità.
Uno dei concerti del tour di "Senza vento" si svolse a Rezzato (BS), avevo una licenza di trentasei ore e decisi di andarci con gli amici.
Mi feci prestare la macchina nuova dei miei, non considerando il fatto che mi sarei addentrato in "territorio nemico", nonostante la Gibson Maurizio Ganz già citata.
Il risultato fu che all'uscita dal concerto, trovai il cofano della macchina con una scritta "UBS" (ultrà Brescia) a caratteri cubitali, incisa con una chiave o un chiodo.
Fortunatamente qualche anno dopo decisero di togliere le sigle delle province dalle targhe automobilistiche.
Li vidi in posti
Ogni tappa della mia vita era scandita dalle canzoni contenute nei loro album, trovavo sempre nelle liriche di Omar, dei punti di contatto con il mio modo di vivere e pensare le cose che accadono.
Arrivò la mazzata della scissione da Francesco Renga, diciamo che un po' me l'aspettavo e, se avessi proprio dovuto scegliere a chi rinunciare, avrei rinunciato a lui.
Una voce come la sua , era ovvio che potesse far gola alle major discografiche a caccia di una nuova pop star, Francesco ne aveva il phisique du role e sicuramente il desiderio di diventarlo.
Le canzoni firmate da Renga, durante gli anni con i Timo, sono (secondo me) le peggiori della produzione del gruppo, altrettanto, sono sicuro del fatto che il suo cantato fosse il miglior additivo per rendere al meglio ciò che gli altri scrivevano.
Durante gli anni del "gelo" , mi trovai in provincia di Brescia, per assistere ad un concerto dei Negrita assieme a degli amici musicisti , durante l'attesa, ci accaparrammo un posto vicini ad una transenna.
Mentre indicavo un amplificatore ad un amico, urtai una persona che veniva dalla parte opposta al di la della transenna, chiesi scusa ancora prima di vedere in faccia il o la malcapitata.
Era Francesco Renga, dopo l'imbarazzo iniziale cominciammo a parlare ma non mi feci riconoscere, fu un mio amico che gli chiese se non ricordava di essere stato da me al ristorante,, lui dopo un attimo di incertezza si ricordò e la prima cose che disse fu
" Certo, che serata!! Come stanno i tuoi? Salutameli tanto ...ah! Guardate arriva il tipo che aspettavo, ve lo presento".
Ecco, ci sono presentazioni e strette di mano che ti ricordi per tutta la vita, lo sconosciuto (ai più) era Fabrizio Barbacci, il produttore che dava ai dischi il suono che più amavo in quel periodo, si era occupato dei Negrita e poi di un piccolo disco di tal Luciano Ligabue , intitolato "Buon Compleanno Elvis".
Feci un casino di complimenti a Francesco per la scelta del produttore del suo futuro disco ed a Fabrizio per le opere.
Il primo disco di Francesco da solo, mi piacque, il secondo anche ma un po' meno, gli altri li sopporto per affetto.
Gli anni passavano, continuavo a suonare con Paolo e continuavano pure i Timoria e Francesco su vie parallele che ovviamente non si incontravano mai.
Veniamo ai giorni dell'aneurisma di Omar, fu un colpo per tutti i fans vecchi e nuovi , in quel periodo frequentavo assiduamente il forum di Omar, stringendo amicizia virtuale con parecchie persone, Ogni tot. venivamo rassicurati sulla ripresa lenta ma progressiva di Omar, finchè un giorno fece una chat con noi che lo bombardavamo di domande.
Ricordo distintamente i giorni nei quali il tema la fosse la sua possibile partecipazione all'isola dei famosi, quasi tutti erano contro, alla fine Omar non ci andò, ma non sono quasi certo che il motivo fossimo noi (come qualcuno asseriva), piuttosto penso che il suo fisico al tempo, non avrebbe potuto ancora reggere.
Assistetti ad un concerto di Sasha Torrisi in un bar di Crema, con Alice e Stefy conosciute sul forum, poi ci ritrovammo di nuovo ad una delle prime uscite di Omar (dopo il malore) a Caravaggio.
Lo spettacolo prevedeva la presenza di Fargetta, di Elenoire Casalegno e di Omar con il maestro Ghedi.
Io non vidi quello spettacolo , come al solito arrivai con Paolo dopo il lavoro, più che altro per far quattro chiacchiere con le mie nuove amiche a cui quella sera si era aggiunta anche Vittoria.
La voglia di salutare Omar era grande però, così quando riuscimmo a vederlo , ci disse che avrebbe fatto una doccia e poi avremmo potuto raggiungerlo nei luoghi adibiti a camerini, fu di parola, quando ci presentammo alla transenna, l'addetto sapeva già tutto e ci fece passare.
La prima cosa che mi venne in mente appena entrato con gli altri, era che mi sembrava di essere in un gioco nel quale trovare l'intruso, insomma mi trovavo lì dentro con i miei amici ed intorno avevo la Casalegno, il mestro Ghedi, Omar pedrini e Fargetta , diciamo che l'imbarazzo mi accompagnava.
L'atmosfera fu subito messa su un piano disteso da Omar, che ci chiese se volevamo gradire, non c'erano quei miseri stuzzichini da aperitivo preconfezionati, ma un Amarone MASI (mica uno qualsiasi) e del formaggio buonissimo.
La cosa bella è che alla nostra risposta affermativa e conseguente "grazie", mi ritrovai una bellissima Elenoire che tagliava personalmente il formaggio e ce lo offriva , ditemi voi, se uno uscendo dal lavoro pensa di trovarsi in una situazione del genere, che neanche a raccontarla ci credono al paesello, meno male che non ero solo , ma con testimoni.
Omar lo trovai bene, anche se debilitato, la cosa che mi fece scompisciare dal ridere, fu che dopo aver parlato di cose passate con Paolo, Omar lo chiamò il "memoria di ferro", Paolo è uno che mi accusa di costrurgli ricordi che non ha, approfittando del fatto che lui non ricorda neanche dov'era il giorno prima.
In questo racconto mi sono soffermato solo sugli incontri con i Timoria, non mi sono addentrato in considerazioni ed album che richiederebbero un libro bello grosso, sulla loro amicizia con i CLAN DESTINO e relativa partecipazione al loro bellissimo album d'esordio e tante altre cose.
L'ultima volta che ho visto Omar è stato lo scorso Luglio 2014, alla festa di Emergency a Cenate Sotto, ero li dietro al pubblico a godermi le nuove canzoni ed a gioire del fatto che canta molto meglio di prima e compone bene come sempre.
Non ho voluto tentare a tutti i costi di incontrarlo, ero contento così, di sapere che ci sarebbero stati altri pezzi da ascoltare.
-Dove vai uomo del mondo ?
-Cerco chi è degno di me.
AGGIORNAMENTO 21 SETTEMBRE 2014
Con il gruppo facebook "amici di Omar" , su iniziativa di Lorenza e Matteo, è stata regalata una chitarra ad Omar, una Gibson js 35.
Una volta finita la raccolta dei soldi e passati all'acquisto, si è decisa come sede per la consegna, l'oratorio di Paderno Franciacorta.
Pur avendo partecipato al regalo, non ho potuto essere presente, ma grazie ai video ed alle foto dei presenti, si può toccare con mano il clima di assoluta serenità ed amicizia del gruppo... la generazione senza vento non è un sentimento che ha superato tutto senza clamori o abbattimenti, siamo sempre qui :-)
Aggiornamento 7 settembre 2015
Alla latteria Molloy di Brescia , in occasione del concerto di Tito & Tarantula, ho reincontrato Omar :-)
Aggiornamento 24 Luglio 2016
In occasione di un concerto a Villa di Serio, Ho chiamato Omar il giorno prima per chiedergli se avesse voluto rimpilzarsi da me con il gruppo prima di andare al souncheck, visto che Villa di Serio è il paese confinante al mio.
Omar ha risposto con entusiasmo alla proposta, se non che il giorno del concerto ci sono stati un po' di problemi logistici e mi ha detto che non ce l'avrebbero fatta ad essere qui per pranzo.
Ma sorpresa, ad un certo punto mi chiama e mi dice che arriverà, ma per una merenda dopo il soundcheck se mi fosse andato bene.
Così vivo uno degli incontri più intensi con lui ed Elia Faustini in beata solitudine, bevendo un Valcalepio riserva che gli è piaciuto molto e lo ha sorpreso e parlando per due ore della vita in generale e della sua storia della quale ero avido di avere risposte a domande tenute in serbo per anni.
Ho anche fatto presente loro un'idea che mi era venuta tempo addietro, riguardo ad un festival di un giorno che comprendesse un bel po' di artisti degli anni'90, l'idea è piaciuta, tanto che Omar ha inventato subito il nome e nei giorni seguenti ho inviato ad entrambi la mia idea di logo a mo' di promemoria.
La cosa bella è che ci eravamo talmente rilassati da non accorgerci che ormai si era fatta una certa ora e che qualcuno a pochi kilometri lo stava aspettando si un palco per "ROCK sul Serio".
Aggiornamento 4 Aprile 2017
Sono appena tornato dalla "Latteria Molloy " di Brescia, Omar, con il nostro "aiuto" (quello dei fans del gruppo facebook "amici di Omar Pedrini") ha appena terminato le riprese del video del primo singolo del nuovo album.
Abbiamo potuto sentire in anteprima "come se non ci fosse un domani", un bel pezzo tirato che svolgerà la sua funzione di singolo in maniera egeregia.
Buona fortuna a lui ed al disco, noi soddisfatti, perchè nelle pause abbiamo potuto pasteggiare a birra e salami portati direttamente da Omar.
Omar ed io, fuori dalla Latteria Molloy, prima di cominciare le riprese di "come se non ci fosse un domani" Foto scattata da Catia Ponzoni. |
Aggiornamento 16 Settembre 2017
Il 30 Settembre uscirà in libreria "Cane sciolto", la biografia di Omar, scritta da Federico Scarioni.
Federico durante quest'anno, ha fatto incursione nel gruppo facebook "amici di Omar Pedrini" per chiederci di mandargli domande ed aneddoti o foto del suo passato per auitarlo nell'impresa.
Fortunatamente c'è stato qualche giorno fa, l'annuncio di un'anteprima nazionale a Monza durante il Monza book fest.
Mi ha fatto molto ridere il fatto che la presentazione si svolgesse all' Arengario, che ad un primo colpo d'occhio è un nome che mi diceva qualcosa, infatti scrivendolo così : aRENGArio, mi fu tutto più chiaro :-)
Ho subito mandato la "battuta" ad Omar, unendo il fatto che sarei riuscito ad andarci essendo nella pausa tra il servizio di mezzogiorno e quello serale, ho però unito anche una bonaria "minaccia", l'ho avvisato che sotto il maglione avrei avuto una maglia dell' Atalanta , che qualche giorno fa ha realizzato un capolavoro storico, il 3 a 0 sull'Everton di Wayne Rooney.
Arrivato con moglie e figlia all'Arengario, incontro i fedelissimi capitanati da Davide Samperi, uno dei fotografi che nel libro è molto presente con i suoi scatti.
Mentre si svolge l'intervista, Omar mi nota alla destra del palco e dato che non sta parlando lui, mi fa un cenno di saluto seguito da un applauso per l'Atalanta, io rispondo sorridendo e tirando su il maglione per un secondo, mostrandogli il logo della "Dea".
Dopo la presentazione, solito ritrovo con noi amici di Omar nel quale succede una cosa che un filo mi commuove, Omar che fa una foto con la mia piccola Alessandra e lei che gli canta tutta orgogliosa "come se non ci fosse un domani", con Omar che la segue e ridono insieme.
Poi siamo andati verso Federico a comprare la nostra copia (autografata) di Cane sciolto ed il tempo è finito, era l'ora di tornare a Bergamo per una serata impegnativa in cucina :-)
A notte fonda comincio a sfogliare il libro ed ho una sorpresa, a pagina 152, nel capito "arriva il maestro", c'è una foto che ho scattato io qui al mio ristorante nel 1992, la stessa che ho postato in questo stesso post qualche anno fa e che ritae Omar ed Enrico Ghedi in compagnia della mia Fender Stratocater, subito dopo avermi suonato in anteprima "come serpenti in amore" !
Quando il libro uscirà ufficialmente lo avrò già finito da un pezzo, ne è valsa la pena :-).
Omar e Federico Scarioni alla presentazione di Cane Sciolto |
Copertina di Cane sciolto |
La mia foto presente nel libro-Omar Pedrini, Enrico Ghedi e la Mia Fender |
Copia autografata di Cane sciolto di Federico Scarioni ed Omar Pedrini |
Omar e mia figlia Alessandra. |
Finalmente Omar torna a suonare in uno dei locali che hanno la fatto la storia del rock italiano e la sua, l'Alcatraz di Milano.
Un concerto intenso e pieno di ospiti : il maestro Ghedi, l'artista Guarnaccia, i Modena city ramblers,Dargen d'Amico, Ambra Marie, Ryan O'Donnel, Nicolai Lilin.
Amici del gruppo facebook "amici di Omar Pedrini", presente, anche se purtroppo ci siamo incontrati "a sprazzi", essendo arrivato ad inizio concerto e sono dovuto tornare a Bergamo appena finito.
Aggiornamento Venerdì 23 Marzo
Negli ultimi mesi, ho avuto il piacere di avere a cena qui al ristorante il mitico Roberto Pedrini, il papà di Omar.
L'ho avuto di fianco per molta della durata del concerto dell'Alcatraz, ma non mi sentivo di disturbarlo, ora ho avuto il privilegio di parlare di tante cose successe in quegli anni da chi li ha vissuti e li continua a vivere in prima persona.
Federico Scarioni con "Cane sciolto", ha fatto un ottimo lavoro che magari anche lui avrebbe voluto ancora più lungo , talmente la storia è "densa".
Il mio sogno resta quello di organizzare un concerto di Omar qui nella mia terra e spero di riuscirci prima o poi :-)
Aggiornamento 20 Aprile 2018
In occasione del live dei Cornoltis al Druso di Ranica (BG), per della festa per i loro dieci anni, ho incontrato Omar nel Backstage, chiacchierando insieme ai membri dei Folkstone, entrambi ospiti della serata.
Omar si è interessato molto all'attività dei Folkstone ed io ho proposto loro, visto che qualche anno fa avevano realizzato una cover di Tex dei Litfiba, di realizzarne una dei Timoria.
Da li è partita una discussione sulle possibilità di collaborazione, con Omar che ha detto di aver pensato in passato di scrivere qualcosa per loro, dato che tra i suoi gruppi del cuore c'era un gruppo negli '80 che aveva sonorità ideali per incrociare chitarre e cornamuse.
A questo punto, mi sovviene e racconto ai presenti un ricordo che fa da collante a tutto questo lungo post.
L'unico altro concerto dei Logos si svolse a Rosciate il 24 Giugno del 1992 all'interno del cinetaetro dell'oratorio, ebbene, quel concerto era organizzato dall'assessorato alla cultura e voleva portare sul palco le giovani realtà locali del territorio di Scanzorosciate.
I gruppi eravamo noi dei "Logos", i "Fermata prenotata" e gli "Overnoise", questi ultimi capitanati proprio da Lorenzo Marchesi dei Folkstone, anch'esso scanzese, cosa che ha stupito Omar.
L'unico neo della serata è che ho dovuto comunicare ad Omar che anche quest'anno, ho fallito nel mio intento di riuscire a portarlo sul palco della "Festa del Moscato di Scanzo e dei sapori scanzesi".
Ho sempre ritenuto Omar l'ospite perfetto per la festa, in quanto grande esperto di vino, amico di Gino Veronelli, amico di Alda Merini (alla quale è intitolato il nostro istituto scolastico comprensivo) e amante di tutto ciò che riguarda la terra e la fatica per coltivarla.
Qui sotto il video da me realizzato, nel quale Omar assiste alle procedure di accordatura dei Folkstone prima di salire sul palco e la locandina del concerto dei Logos con Overnoise e Fermata prenotata.
Aggiornamento 1 Giugno 2018
Nei giorni scorsi, dopo telefonate e ricerche, sono riuscito ad accaparrarmi uno delle 500 copie del vinile "senza vento/sangue impazzito", primo passo di quelle che saranno le celebrazioni per il venticinquennale di "Viaggio senza vento" volute dalla Universal.
In questi giorni Omar e Diego Galeri, hanno postato dei video nei quali li si vede al lavoro sul remixaggio dei brani per la nuova edizione del disco presso le "officine mecceniche" di Milano, lo studio di Mauro Pagani, già ospite col suo flauto e violino in "Lombardia" e "La cura giusta" (scritta dal grande Illorca).
Aggiornamento 24 Novembre 2018
Anche l'edizione di Viaggio senza vento - 25 mo anniversario è uscita con l'inedito "Angel "a fare da traino,
fra qualche giorno si svolgerà, la festa del gruppo amici di Omar organizzata da Matteo Canu, nella quale ci saranno dei momenti molto emozionantie probabilmente Omar svelerà delle novità , purtroppo per lavoro non potrò esserci (di nuovo), nel frattempo mi consolo con l'edizione deluxe (numero 073) di Viaggio senza vento- 25mo anniversario :-)
Aggiornamento 2 Dicembre 2018
Proprio nel giorno nel quale alla sera sarei andato a vedere il live di Bunbury (cantante degli heroes del silencio), è venuto a trovarmi il mitico Roberto "nonno rock" Pedrini, con il quale abbiamo fatto uno scambio di olii extravergine d'oliva appena "nati", io glio ho dato il mio e lui mi ha dato quello che produce alla Zuccherina, che tanto posto trova tra le pagine di Cane sciolto.
E' bello avere l' edizione "senza vento 25mo anniversario " anche dell'olio di casa Pedrini
Aggiornamento 24 Febbraio 2019
Ho appena assistito al concerto di Omar nel quale ripercorre per intero l'album " viaggio senza vento" .
Lo vedo come un cerchio che si chiude, il locale nel quale l'ho reincontrato dopo anni, nel quale suona l'album del quale mi fece ascoltare in anteprima una delle canzoni.
A Brescia due sold-out consecutivi ed altri si annunciano per le prossime date.
Chiusa questa bellissima parentesi, che sa proprio di rinascita del guerriero, spero di ascoltare presto i pezzi del nuovo album.
Una nota divertente e irriverente che ho fatto presente ad Omar.
Durante il concerto di stasera, si è fatto affiancare in qualche pezzo da Davide, cantante dei Precious time, la prima "convocazione" sul palco è stata per "il guardiano di cani" ed io ho esclamato : "guarda caso la prima che porta la firma di Renga" (a livello di testo).
Naturalmente si fa per scherzare..ma neanche troppo :-)
Ho portato ad Omar una bottiglia di olio extravergine fatto da noi, dal nostro uliveto qui a Scanzorosciate.
Qui sotto due video girati stasera da Fabio, amico che è venuto insieme a me, mia moglie e Luca (quello del plettro volante del '92).
Aggiornamento 22 Aprile 2019
Omar è stato ospite della fiera dei librai di Bergamo (sessantesima edizione e la più antica del bel paese nel suo campo).
Nonostante la concomitanza con la Pasquetta, la struttura era occupata da molta gente desiderosa e curiosa
di conoscere il personaggio e la persona, oltre naturalmente allo scrittore, infatti l'occasione è stata la presentazione di "Angelo ribelle", uscito nel 2018 per "la nave di Teseo".
Fortuna vuole che dopo aver lavorato come sempre il giorno di Pasqua, la Pasquetta cadendo di Lunedì coincide con il nostro giorno di chiusura al ristorante, così ho potuto essere presente con moglie e figlia al seguito.
Mia figlia voleva assolutamente fare una nuova foto con quello che ha capito essere una persona molto importante per suo papà, purtroppo dopo aver resistito per quasi tutta l'intervista era stanchissima e siamo tornati a casa poco prima del traguardo.
Nei posti vicino ai miei sedevano Roberto (papà e nonno rock) , Fabiola e Veronica, moglie di Omar che a intuito, credo abbia un ruolo fondamentale in questa sua ennesima rinascita..
In fondo alla sala, seduto in un angolo, un personaggio che per noi della "vecchia guardia" è una presenza indimenticabile dei tour dei Timoria, "Fiore mimoattore", quel Domenico Fiore che appariva sul palco avvolto in una camicia di forza in "mi manca l'aria" (se non ricordo male) ma non solo.
Altra presenza di spicco, Gigi Brozzoni, legato al seminario Veronelli, posto frequentato sin dalla nascita e per molti anni anche da mio padre (nella foto sotto con Veronelli e Italo Castelletti alla consegna dei diplomi sommelier A.I.S. del 1985).
l'intervista o chiacchierata è stata condotta da Luca Baracchetti, di cui mi è piaciuto lo stile non invasivo e soprattutto ha posto l'accento su una questione che mi sta molto a cuore e cioè quella sottovalutazione del mondo culturale in generale, verso l'apporto fornito da Omar in vari campi.
Altro aspetto sottolineato da Luca Baracchetti, la disponibilità di Omar, ben conosciuta da chi lo frequenta anche solo saltuariamente.
Luca ha riportato l'episodio della telefonata intercorsa per accordarsi riguardo all'intervista, Omar era in studio e non poteva rispondere, ma qualche tempo dopo è stato proprio lui a richiamare, non un manager o un'agenzia come di solito accade..
L'episodio mi ha ricordato un po' la prima volta che lo contattai per sapere la sua disponibilità ed il cachet per un'eventuale presenza alla festa del Moscato:
mi rispose che in quel momento non poteva perchè sarebbe salito sul palco di lì a poco e anzi, se avessi avuto piacere avrei potuto guardarlo su rai tre in compagnia di Edoardo Bennato.
Il giorno dopo fui contattato da lui in persona...cosa che mi sembrò fuori dal mondo.
Altro aspetto sottolineato da Luca Baracchetti, la disponibilità di Omar, ben conosciuta da chi lo frequenta anche solo saltuariamente.
Luca ha riportato l'episodio della telefonata intercorsa per accordarsi riguardo all'intervista, Omar era in studio e non poteva rispondere, ma qualche tempo dopo è stato proprio lui a richiamare, non un manager o un'agenzia come di solito accade..
L'episodio mi ha ricordato un po' la prima volta che lo contattai per sapere la sua disponibilità ed il cachet per un'eventuale presenza alla festa del Moscato:
mi rispose che in quel momento non poteva perchè sarebbe salito sul palco di lì a poco e anzi, se avessi avuto piacere avrei potuto guardarlo su rai tre in compagnia di Edoardo Bennato.
Il giorno dopo fui contattato da lui in persona...cosa che mi sembrò fuori dal mondo.
La copertina di Angelo ribelle, la cui foto è del "nostro" Davide Samperi |